giovedì 2 luglio 2015

Fondazione Prada, ma che cos'è? #1

Il nove maggio a Milano è stata inaugurata la fondazione Prada e io ieri mi sono avventurata alla sua scoperta. 



Ma procediamo per punti,

1. che cos'è ?
Sostanzialmente il marchio Prada ha deciso di farsi un po' di sana pubblicità culturale e ha recuperato una vecchia distilleria per adibirla a spazio espositivo. 
Non so quanto la coppia Prada sia effettivamente interessata all'arte o quanto piuttosto voglia farsi vedere interessata, ma in ogni caso buon per noi che abbiamo la possibilità di godere di questo nuovo sito a Milano.

Ce n'è per tutti i gusti, chi vuole andarci solo per fare una foto da mettere su instagram, chi per fare un aperitivo al bar, che per fare l'hipster interessato all'arte moderna e chi per guardare davvero le mostre.


2. il sito espositivo.
È bellissimo e quasi surreale, giocato sull'alternanza di di spazi vuoti e alberi solitari che sembra di essere in un quadro di Hopper e i siti espositivi con grandi vetrate e specchi che riflettono lo spazio all'infinito. Ci sono discese, scale, grandi porte di vetro e di acciaio.
Immagino dipenda dai gusti, ma personalmente amo molto le vecchie fabbricane e l'architettura industriale.
E nella fondazione Prada c'è un ottimo compromesso tra nuove strutture e vecchi spazi della distilleria che la rendono molto affascinante.



C'è anche una torre dorata. Sì, una torre dorata, appartiene pur sempre a Prada, non potevamo non aspettarci un qualcosa a metà tra il kitsch e lo chic. In realtà non si chiama torre dorata, ma Haunted House e ospita opere permanenti di Robert Gober e Louise Bourgeois.



E poi c'è un bar, interamente progettato da Was Anderson che quando entri sembra di essere in un suo film.

3. le mostre.
Come già detto ci sono mostre temporanee e installazioni fisse.

Sicuramente vale la pena vedere la mostra Serial Classic, ma oggi vi parlerò delle installazioni di arte contemporanea.

La torre dorata. 

Praticamente entri in una scala angusta e devi salire fino alla fine e mentre arranchi su quei gradini scomodi, guardi con desiderio una bella ascensore che però per qualche inspiegabile motivo non è utilizzabile. 
Una volta in cima vedi finalmente le prime opere d'arte. 
Opere d'arte contemporanea intendiamoci, quindi incomprensibili. 
Ci sono le opere di tale Robert Gober che si chiamano tutte "untitled" e quindi mentre provi a leggere la spiegazione sul libretto che ti danno all'ingresso non capisci a quale untilteld si stiano riferendo. 
Consistono sostanzialmente in piedi e mani attaccate al muro e un tombino dentro al quale scorre dell'acqua e si intravede la scultura di un cuore illuminato con un led (non so a che cosa volesse alludere l'artista ma in ogni caso questa cosa mi è piaciuta tantissimo).

Poi ci sono una culla con dentro delle mele, una mega scatola di cereali farina, una carta da parati con gambe pelose e nastri e altre dita e gambe giganti appese al muro. Cioè boh, non posso nemmeno fare supposizioni sul significato perché secondo me nemmeno Gober sapeva cosa faceva.

La visita, però, è stata salvata da un bellissimo ragazzo che parlava italiano con un accento francese irresistibile e che ci ha spiegato l'opera esposta di Luise Bourgeois intitolata cell (clothes). Se non sapete lei chi è probabilmente la ricorderete come quella dei ragni (guardate qui), ha passato la sua carriera da artista a fare statue di ragni intitolandole  "maman", il ché lascia immaginare che avesse un rapporto a dir poco idilliaco con la madre.
In ogni caso qui si vedono una serie di vecchie porte, poste a semicerchio con i vetri rotti da cui si può sbirciare quello che c'è all'interno. Il tipo francese ci ha spiegato che lo spettatore diventa così il voyeur che guarda nell'intimità dell'artista, si vedono i vestiti di Louise, che simboleggiano il passare del tempo e il corpo che cambia e invecchia (l'opera è stata creata quando l'artista aveva ormai novant'anni). E poi ci sono anche la consueta madre ragno e anche un oggetto che rappresenta il padre. 
Questa secondo me è l'unica opera davvero interessante.



Processo grottesco (installazione permanente).
Thomas Demand, cioè l'artista, ha veramente dato sfogo a tutta la sua vena ironia visto che questa installazione rappresenta effettivamente di una grotta. Ma proprio una grotta. Partendo da foto e cartoline di una grotta di stalattiti e stalagmiti sull'isola di Maiorca ha ricreato, utilizzando infiniti strati di cartone, la stessa grotta in 3D. Cioè dai una cosa un po' assurda. anche se assomiglia alla grotta originale.



Trittico
Negli spazi dell'ex cisterna ci sono tre enormi spazi vuoti che in passato servivano per i serbatoi della distilleria mentre ora sono stati concepiti per ospitare a rotazione tre delle opere della collezione Prada provando a mettere in luce delle similitudini. 
Le tre opere che ho visto io avevano secondo me qualcosa in comune? No, però c'è da dire che uno era un cubo appeso al muro, l'altro una vasca per i pesci e l'ultimo giuro che non so nemmeno come descriverlo.

Però qui ci viene in aiuto il nostro libretto esplicativo che recita:" la prima selezione del Trittico comprende bla bla bla. Ordine, disordine, complessità dei sentimenti umani si contrappongono ai materiali naturali. Inseriti nei contorni ben delimitati di un cubo, i contenuti divengono un sistema di significato. Un sistema aperto pur essendo apparentemente chiuso" Poi qualcuno mi spiegherà come fa un sistema aperto ad essere anche chiuso, ma va beh.

Però l'opera centrale del trittico l'ho molto apprezzata, questa qui della vasca coi pesci per intenderci. Si chiama Lost love e l'artista è Damien Hirst. 




Mi sono data una scorsa alle opere di Hirst e mi sono accorta che ha un certo feticismo per gli animali morti che piazza in delle enormi vasche ripiene di formaldeide, un po' macabra la cosa. Vi dico solo che l'opera che l'ha lanciato sulle scene internazionali era una teca cubica con dentro una testa di mucca mozzata con il sangue congelato e delle mosche vive che gli ronzano intornoPerò qui per lo meno i pesci sono vivi. Ci sono infatti pesci colorati che nuotano nel loro acquario ignari del fatto che con loro, nel loro habitat ci siano anche un lettino ginecologico, indumenti di donna e un attaccapanni su cui è appeso un camice. Una cosa così assurda e surreale che non può non piacere.

Guardate qualcosa su Damien Hirst. (qui e qui)


Disclaimer; non si offenda nessun critico o amante dell'arte moderna, si sta facendo un po' d' ironia, anche io ho trovato suggestioni forti in alcune delle opere.
Quindi se amate l'arte contemporanea, ma amate ancore di più che prende per il culo l'arte contemporanea vi prego guardate questo "documentario" del Testimone e anzi se non conoscete Piff guardate tutti i suoi documentari, che fanno morire dalle risate).

TO BE CONTINUED

Libri in padella, un consiglio.


Non so voi, ma io non ci ho mai capito nulla dei computer.

Come tutti quelli della mia generazione ne ho visto l'evoluzione: i primi pc in bianco e nero, i marchingegni enormi che ci mettevano ore ad accendersi, le prime connessioni internet e il rumore che si sentiva alzando la cornetta mentre tua madre gridava di non starci troppo perché costava.

Sono cresciuta con i computer, però sono sempre rimasti oggetti inanimati senza un minimo di fascino al di fuori della mera utilità pratica.
Non ho mai mostrato nessun tipo curiosità nei loro confronti.

Io amo profondamente le scienze.
L'incedere della scienza, per me, equivale alla verità e trovo lo stesso tipo bellezza ed eleganza di una tragedia greca anche in una dimostrazione matematica.

Sono stata innamorata della fisica, della matematica, della biologia, ma l'informatica l'ho sempre capita poco e come spesso succede non capendo l'ho anche disprezzata.

Ma questo libro ha cambiato la mia visione delle cose.
Adesso il computer è diventato un oggetto con un'attrazione indescrivibile, è la meravigliosa concretizzazione di un'idea che affonda le sue radici in personaggi straordinari con sogni che sembravano impossibili.


E' uno di quei rari libri da cui riemergi arricchito non soltanto da un punto di vista umano (come succede con tutti i grandi romanzi), ma anche da uno conoscitivo. Come se guidassi sotto la pioggia e questo libro fosse il tergicristallo che cancella le gocce accumulate rendendo la visione più nitida.

Non penso riuscirei a descriverlo come merita ed è meglio non dire piuttosto che dire male, quindi vi lascio con un pezzo dell'introduzione, che racchiude in poche perfette parole l'essenza stessa del libro.

"Fu la sua competenza in questo campo a permettere a Von Neumann di capire che in realtà una macchina calcolatrice è una macchina logica nei cui circuiti trova corpo un distillato delle intuizioni , elaborate nell'arco di vari secoli, di una straordinaria successione di pensatori. Oggi, mentre la tecnologia informatica avanza a velocità tale da togliere il respiro e ammiriamo le imprese (senz'altro degne di nota) degli ingegneri, è fin troppo facile dimenticare quei logici le cui idee le hanno rese possibili. Questo libro racconta la loro storia."